Avete mai visitato un posto nuovo e aver improvvisamente provato la sensazione “wow”? Per molti visitatori succede a Guardia Sanframondi.
Guardia Sanframondi potrà sicuramente non essere così famosa e conosciuta come altre città e borghi italiani, ma non lasciatevi ingannare. Questo piccola ma bella località turistica a pochi chilometri da Benevento merita una visita. Sarai sorpreso dalle cose uniche da fare e dai luoghi che puoi esplorare in questa località davvero interessante.
Quello che consigliamo di fare è di venire nel Sannio, prendersi un giorno di pausa e rilassarsi a Guardia Sanframondi.
Se hai in mente di visitare la Campania e non sei sicuro che Guardia Sanframondi debba essere inclusa nel tuo itinerario, ti consigliamo di inserirla nel programma di viaggio. Ecco alcune delle cose da fare e da vedere a Guardia Sanframondi e dintorni. Siamo sicuri che se includete questo incantevole paese nei vostri piani di viaggio, sarete entusiasti di averlo fatto!
Guardia Sanframondi fu definita straordinaria perla del sud dall’erudito Raffaele Causa che rimase colpito dalla bellezza del centro storico e dalla particolare organizzazione urbanistica che risale al 1450. La particolarità di questo borgo sono le viuzze strette e acciottolate che come un’elica salgono e si avvolgono attorno al poderoso castello di Sanframondo che domina sull’intero paesaggio. Nel paese si incontrano non solo case modeste ma anche palazzi signorili con i loro stemmi nobiliari che ricordano i fasti di antichi casati, le 4 porte con gli archi che danno accesso al borgo, la via del Pontile che per la sua ripidità assomiglia di più ad un robusto ponte levatoio medioevale.
Passeggiando per le vie del paese non si può non rimanere incantati dalla vista che si scorge ovunque: campi di viti e olivi che si perdono a vista d’occhio nella valle del fiume Calore, dominata dal massiccio del Monte Taburno e dai monti Mutria.
Nel ‘600 Guardia Sanframondi conobbe il periodo di massimo splendore grazie alla fiorente attività della concia delle pelli che portò ricchezza e benessere all’intero borgo. Questa attività trainò la costruzione e il rifacimento di importanti monumenti i cui lavori furono demandati ai più importanti artisti ed architetti di Napoli. I lavori di rifacimento e abbellimento riguardarono la basilica di San Sebastiano, arricchita con gli stucchi del napoletano Domenico Vaccaro e dagli affreschi di Paolo De Matteis, splendidi esempi del Seicento napoletano. La chiesa di San Rocco e la chiesa dell’Annunziata, quest’ultima nel centro storico del paese e la più antica di Guardia Sanframondi, beneficiarono di importanti lavori di restauro: furono arricchite dalle stupefacenti pitture del De Matteis, così come il convento di San Francesco risalente al Seicento. Il soffitto ligneo dorato che abbellisce il Santuario dell’Assunta, dedicato a San Filippo Neri patrono del borgo, risale proprio al 1650. In questo Santuario possiamo ammirare anche la statua dell’Assunta in stile romanico e risalente al XIV secolo.
Questo spettacolare borgo è famoso in Campania ma anche fuori regione per un evento che si ripete ogni sette anni e che richiama migliaia di visitatori: il rito dei Battenti. Secoli fa, secondo quanto narra la tradizione, un contadino scoprì in un campo una statua di legno della Madonna che la gente del posto iniziò ad onorare con dei rituali. A distanza di quasi 500 anni, quei riti continuano.
I riti a Guardia Sanframondi erano originariamente concepiti per chiedere il perdono della Madonna dell’Assunta, ma anche per chiedere la sua intercessione contro la carestia e lo scarso raccolto.
Oggi si tengono ogni sette anni, in una settimana di espiazione e sfilate in costume che rievocano le parabole della Bibbia. Anche i residenti che sono emigrati all’estero tornano in occasione del rituale.
I sette giorni culminano con una processione domenicale caratterizzata da centinaia di penitenti incappucciati che si autoflagellano.
I bambini di sei mesi sono portati in braccio dai loro genitori, per “sbiancare l’anima”, come affermano gli abitanti del posto che sono anche chiamati ad interpretare i personaggi biblici in 120 scene diverse lungo le strade del paese.
I quattro quartieri si preparano al rituale con quasi un anno di anticipo realizzando a mano i costumi e selezionando gli abitanti che reciteranno poi in ciascuna delle scene: le bambine saranno probabilmente angeli con le ali piumate, mentre le loro sorelle più grandi, con i capelli ricci, impersoneranno le antiche bellezze.
Gli abitanti del villaggio si svegliano all’alba per vestirsi, truccarsi e poi riunirsi nelle stradine intorno alla loro chiesa, aspettando il momento in cui andare ad occupare la posizione assegnata.
La domenica è il giorno più importante, e più lungo, dei riti. Il giorno prima le autorità laiche e religiose aprono la nicchia dorata a forma di conchiglia dove giace la Madonna, che domina l’altare del santuario che si erge nella piazza principale della città.
I fedeli, stipati nella navata della chiesa, si sciolgono in lacrime, le anziane donne vestite di nero si inginocchiano in preghiera mentre i fedeli più giovani alzano le mani per applaudire la Madonna.
La processione dura quasi 8 ore, sotto il sole cocente di agosto, e attraversare le strette strade medievali costruite quando servivano solo per i cavalli e le persone, è già un atto di penitenza, una severa prova di resistenza.
I “battenti” cioè i penitenti che si flagellano con i chiodi, indossano abiti bianchi, mascherando la loro identità, in quello che si dice essere un pentimento intimo.
Tradizionalmente si vestono in case private lasciate appositamente vuote per mantenere segreta la loro identità, anche se i membri della comunità possono facilmente intuire chi si nasconde sotto i cappucci.
I penitenti si flagellano mentre camminavano per ore, implorando la Madonna di guarirli o di curare i loro figli malati, o di perdonare i loro più intimi peccati.
Alcuni tengono una croce di legno in una mano e usano l’altra mano per conficcarsi ripetutamente nel petto decine di chiodi fissati su una tavoletta arrotondata, in un gesto di espiazione fisica.
Alcuni si colpiscono così forte che il sangue schizza in aria, inducendo i visitatori a coprirsi il viso e ad abbassare lo sguardo.
Gli assistenti camminano seguendo la processione e versando vino bianco su spugne che vengono usate per disinfettare le ferite dei penitenti e intorpidire le carni ferite. Alla fine della processione le vesti bianche sono macchiate interamente di sangue!
Portare la Madonna nell’ultimo tratto prima che rientri in chiesa è un compito ambito e spesso i penitenti si lavano e si rimettono frettolosamente i loro abiti per poterlo fare.
La Madonna viene adornata con gioielli, orologi e collane di perle donate dai fedeli e conservate in una cassaforte; tutti vogliono toccarla e c’è chi tira leggermente il suo lungo mantello di broccato per poter accarezzare la veste della Madonna.
Questi rituali erano comuni in tutta Europa nel XV secolo. A Guardia Sanframondi sono rimasti immutati: ogni sette anni il tempo si ferma di nuovo e la Madonna, anche se indubbiamente un’icona religiosa, diventa un membro della comunità.
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