Il Santuario di Montevergine, in Campania, è posto in una delle più antiche vie di pellegrinaggio verso la Terra Santa e, anche se non è noto come tanti altri santuari italiani, è un luogo davvero sorprendente. Dalle rocce del Santuario, che sorge sul massiccio del monte Partenio che domina la provincia di Avellino, si gode di una vista magnifica che si estende addirittura fino all’Adriatico e alle coste della Puglia.
Nel cuore di Avellino c’è l’Irpinia, una delle regioni vinicole più fertili d’Italia le cui tradizioni risalgono agli antichi greci. Oggi, nonostante la Campania sia conosciuta per posti come Pompei ed Ercolano, la solare Napoli e la romantica Costiera Amalfitana, possiamo dire che questa regione nasconde un vero tesoro proprio in Irpinia.
Situata tra il Mar Tirreno e il Mar Adriatico, l’Irpinia è una zona ancora troppo poco conosciuta dai turisti, anche se si trova a solo mezz’ora di auto da Napoli.
Nel corso della storia l’area è stata abitata da persone orgogliose, che seppero ricostruire rapidamente le loro città dopo che i romani le avevano rase al suolo, e le hanno ricostruite di nuovo dopo il devastante terremoto del 1980, una catastrofe che ha ucciso quasi 3.000 persone e lasciato oltre 300.000 persone senza più una casa.
Oggi, però, come in passato, nella zona di Taurasi visitatori e turisti continuano ad imbattersi in antichi castelli, storiche cantine e nelle porte aperte delle aziende vinicole. Queste ultime comprendono etichette rinomate come Mastroberardino e Feudi di San Gregorio, così come cantine emergenti come la Marianna di Grottolella. Tutte producono una grande selezione di premiati bianchi e rossi fruttati e intensi.
Come in altre zone d’Italia, il concetto di fattoria a tavola non è nuovo in Irpinia. Il nostro pranzo da Nonna Pina, un bell’agriturismo in piena campagna a Bagnoli Irpino, si basa sui prodotti coltivati proprio sotto la terrazza dove abbiamo cenato. Il resto del pasto, compresi i salumi, i formaggi, il vino, i tartufi e il grano per la pasta, provengono tutti da aziende situate nel raggio di un chilometro dal nostro tavolo.
Le cantine spaziano dalla piccola Marianna di Grottolella, gestita da padre e figlia, alla più antica cantina della regione, la famosa Mastroberardino di Atripalda con il suo Radici Resort, nel cuore della tenuta che spazia su oltre 60 ettari. Tra gli altri nomi degni di nota della zona ci sono Feudi di San Gregorio a Sorbo Serpico, paese che ospita anche il ristorante stellato Marennà, Caggiano di Taurasi e Molettieri di Castelfranci.
Nei tentacolari vigneti di Mastroberardino, il più antico dell’Irpinia, abbiamo scoperto chi sono i veri “guardiani dell’uva”. Dei cespugli di rose sono piantati all’inizio di ogni filare d’uva a fare da esca contro gli insetti infestanti, prima che questi attacchino le viti, dando così ai viticoltori il tempo di proteggerle.
Il pranzo alla Morabianca nel Radici Resort è assolutamente raccomandato, e se vi trovate nel piccolo paese di Rocca San Felice scoprirete che La strada dei formaggi e dei mieli d’Irpinia inizia proprio da lì. Tra i formaggi particolari di questa zona c’è il Carmisciano che porta con sé un lieve sentore di cenere perché l’erba di cui si nutrono le pecore cresce in un fertile terreno vulcanico.
Come molti altri paesi della regione, Rocca San Felice è stata ricostruita dalle pietre originali pezzo per pezzo. Oggi è sede de La Ripa, un eccellente ristorante che ospita un piccolo museo. Allo stesso modo, la proprietà di Antonio Caggiano ha subito un importante restauro e si è trasformata in un’insolita cantina che ospita un museo sotterraneo.
Durante la sua ricostruzione, Castelvetere Sul Calore, un borgo storico, ha sposato il concetto di Albergo Diffuso, un termine quasi impossibile da tradurre letteralmente, anche se possiamo intenderlo come “il paese che diventa l’albergo”.
La gente del posto gestisce gli edifici storici per offrire un’insolita forma di ospitalità: 17 camere moderne in un labirinto di vecchi edifici in pietra, insieme a un caffè e uno spazio riunioni a pochi metri l’uno dall’altro, oltre a un campanile proprio nel cuore della città. L’esperienza che si vive qui è di grande autenticità.
Dopo il terremoto, il borgo medievale di Morra de Sanctis ha trasformato parte del suo complesso castellano in un bed and breakfast che comprende anche uno spazio per riunioni e grandi sale da pranzo con menù regionali.
Nella città di Mirabella Eclano tutto è stato restaurato, tranne l’orologio sul campanile della chiesa che segna ancora l’ora di quei tragici momenti del terremoto. A Mirabella Eclano i visitatori possono ammirare e apprezzare il mestiere tradizionale dell’intrecciatura, l’arte di intrecciare la paglia per formare sculture e carri utilizzati nelle processioni religiose.
Nel piccolo villaggio di Nusco, un paese sfuggito miracolosamente ai danni del terremoto, c’è un centro storico, un museo dedicato ai manufatti religiosi e uno dedicato agli emigranti che lasciarono il paese. Oggi a Long Island, vicino New York, c’è un club di immigrati di Nusco molto attivo.
I bagnolesi ai primi di luglio si preparano per la festa della Madonna delle Grazie. In autunno il periodo delle vendemmie dominata tutta quanta la stagione, così come la festa delle castagne e dei tartufi neri alla fine di ottobre, con un’anteprima dei formaggi locali in Piazza Leonardo Di Capua.
C’è una festa praticamente ogni giorno dell’anno e d’estate il calendario è pieno di eventi religiosi anche molto pittoreschi. Si passa letteralmente da una festa all’altra assaggiando piatti anche totalmente diversi ad ognuna di esse.
A Bagnoli Irpino abbiamo imparato a conoscere i tartufi neri, bianchi e biologici, oltre che a discutere su quali siano i migliori cercatori – maiali o beagle – per scovare l’oro nero. Dopo una generosa degustazione di vari burri e creme al tartufo consigliamo a tutti di portare a casa più di un ricordo di questi sapori.
Anche se i boschi di castagni sono più scarsi che in passato, la raccolta è ancora sostenibile. La peronospora ha colpito la produzione irpina ma, fortunatamente, le castagne sono un raccolto ancora abbondante. Il vicino paese di Montella è famoso per le sue castagne di altissima qualità e fra i suoi prodotti troviamo la pregiatissima farina di castagne, che è naturalmente senza glutine e che un tempo era considerata una farina di qualità inferiore.
Il gusto dell’Irpinia inizia dal naso, scende in gola e si fa strada nella memoria, è così che il vinaio Salvatore Molettieri ci spiega come degustare e valutare il vino. “Deve raggiungere la temperatura del tuo corpo e allora saprai se questo vino è per te o è forse per qualcun altro”, ci ha detto. “Non continuate mai a bere se vi brucia la gola anche solo per un momento”.
Gli amanti del cibo e del vino, aficionados e non necessariamente esperti, troveranno le escursioni in giro per l’Irpinia educative e divertenti. Tutti, albergatori, proprietari di cantine e di ristoranti sono accoglienti e sono meravigliosi insegnanti che incoraggiano visitatori e turisti ad entrare in sintonia con i loro gusti e le loro passioni.
Visitate l’Irpinia e avrete i nomi dei vini DOCG, Aglianico, Fiano di Avellino, Greco di Tufo e Falanghina, che vi si stamperanno in testa in poco tempo!
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Vesuvius Travel Around è un progetto realizzato da Mazzone Turismo S.a.s.